31/03/11

Gheddafi in esilio: ovvero la minaccia del terrorismo sull'occidente e la libia

I volenterosi paesi della NATO e il resto del mondo, che in questo momento si accaniscono sulla preda gheddafi, stanno pensando che una via percorribile per accorciare i tempi della guerra e impadronirsi delle ricchezze libiche, prima che nella comunità internazionale sorgano ulteriori dubbi sull'opportunità dell'intervento armato,sia spingere gheddafi verso l'esilio.
Una decisione sconsiderata.
Pericolosa.
Insensata.
A meno che gheddafi e l'occidente tutto, non fossero stati d'accordo fin dall'inizio, e l'intervento armato fosse nato come arma difensiva della vita di gheddafi, che i libici stessi volevano morto.
Una vita in esilio dopo aver strenuamente combattuto, dopotutto, è sempre meglio della morte violenta che i libici sognavano per il rais.
Se così non fosse, un gheddafi in esilio sarebbe come una belva sangunaria e, con i mezzi economici enormi di cui può disporre si dedicherebbe a far saltare in aria l'ccidente. Ogni città del mondo, centrale nucleare, polo petrolifero, diverrebbero i suoi nuovi obbiettivi, la sua rivincita, senza contare i pericoli che correrebbe la nuova classe dirigente della libia.
Se qualcuno ha nutrito dei dubbi sulla paternità degli attentati attribuiti a bin laden, con gheddafi in esilio avrebbe sicuramente la certezza della sua firma.

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