20/05/10

Pubblicazione seconda parte

Capitolo terzo

I tecnici intorno al gigante ora sulla pista, come da routine erano strettamente sorvegliati dagli agenti della sicurezza, che intorpiditi dal freddo cercavano di scaldarsi battendo i piedi sull'asfalto bagnato, mentre parlando si lanciavano l'un l'altro dense nuvolette di vapore. Ogni tanto alzavano lo sguardo sugli edifici circostanti dove erano appostati gli uomini delle squadre di contr'assalto, che con gli M107 semi automatici tenevano sotto tiro tutta l'area mentre veniva completato il rifornimento di carburante, arrivato sotto scorta in un'autocisterna chiusa da un enorme sigillo.

Il pilota del boeing, di nuova nomina ad ogni cambio di amministrazione e per motivi di sicurezza nazionale tenuto all'oscuro fino a poco prima riguardo al luogo di destinazione, era seduto nella cabina di pilotaggio del boeing contraddistinto dalla sigla 29000 stampata sulla coda e si dirigeva verso la sezione della pista riservata ad accogliere il suo passeggero più importante. Il colonnello Kreig , veterano e decorato pilota, designato dopo una serie infinita di test, pratici e teorici manovrando con sicurezza parlava del nuovo incarico con il "secondo" al suo fianco.--- Sai David, ho trovato un motto per spiegare in cosa consiste la nostra professione, d'ora in avanti dirò: non siamo militari speciali che si occupano di una missione normale, ma siamo militari normali che si occupano di una missione speciale, non trovi?---

Infatti, quando Barack Hussein Obama II quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti fosse salito a bordo, quel boeing anonimo sarebbe diventato l'Air Force One,ovvero l'aereo il più conosciuto e protetto del mondo.


 


 

Il sorriso gioviale era la caratteristica di Barack Obama, e gli illuminava il viso mentre stava salendo in macchina. In verità,per la sua sicurezza era stato chiuso in un blocco di acciaio con le ruote, che doveva proteggerlo all'occorrenza nelle più svariate situazioni, ma la cosa lo faceva sentire più prigioniero che protetto, forse perchè non era passato abbastanza tempo dal giorno dell'insediamento, e per una persona come lui, che amava il contatto con la gente quell'isolamento risultava fastidioso. Il suo viso si rabbuiò seguendo il corso dei pensieri che si accavallavano uno sull'altro, e un' infinità di problemi da risolvere fu ciò che vide davanti a se. Rifletteva sul gran numero di persone che avevano creduto in lui eleggendolo, sentendosi onorato e allo stesso tempo responsabile di ogni singolo cittadino.

In piena crisi economica i provvedimenti più urgenti, attuati fino a quel momento per sostenere l'economia del paese non bastavano all'americano comune, che sul lastrico,senza lavoro e molto spesso senza casa gli chiedeva: --e per me cosa fai?—

La domanda come un'eco infinita risuonava nella sua testa giorno e notte.

Guardò il suo segretario seduto sul sedile di fronte formulando mentalmente domande senza risposta: --- Come posso risolvere la crisi economica quando causa ed effetto sono i personaggi della finanza, e di multinazionali potenti tanto quanto il Presidente stesso?-- I fiumi di parole e le promesse di cambiamento con cui aveva allagato le folle di cittadini festanti durante la campagna elettorale si scontravano con la difficile realtà dei fatti; l'America non apparteneva più agli Americani. Il debito pubblico era stato comprato da nazioni in forte crescita come la Cina, che ora tenevano gli Stati Uniti ed il suo Presidente letteralmente per le palle.

Signore, - stava dicendo il segretario --- Siamo quasi arrivati -- Barack ascoltando Jack si riscosse concludendo le proprie considerazioni che erano sempre le stesse ed ogni volta lo travolgevano come un treno in corsa. –Opporsi e ostacolare le lobby petrolifere comporta lo stesso rischio corso dai presidenti di giovani democrazie, che per il bene dei cittadini si erano scontrati e opposti ai piani dei servizi segreti, banche e potenti privati: ovvero l'assassinio.

Un brivido gli corse sotto la camicia bianca.

- ecco una brava giornalista - disse Jack commentando ad alta voce la parte finale di un articolo che stava leggendo sul quotidiano - Ma il nuovo Presidente metterà fine alla corruzione e ai clientelismi. Barack Obama, oltre a dissociarsi completamente dai suoi predecessori ,con la promessa di una politica innovativa, si distingue per il carisma e la fiducia che sprigiona, facendone un faro, a cui tutto il mondo, come un naufrago in un mare tempestoso, guarda con grande speranza.—

Che ne pensa signore? -- concluse jack. "che devo stare molto attento" pensò il Presidente.


 

La macchina si fermò davanti alla scaletta dell'aereo , e il quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti scese ringraziando e salutando chi gli aveva aperto lo sportello . Salì i gradini insieme al suo segretario particolare Jack Milton che con il suo solito scatto della testa cercava di tenere a posto la ciocca di capelli biondo cenere che inevitabilmente ricadeva sugli occhi

—Jack, hai controllato che ci siano tutti i documenti necessari vero?—il suo sguardo carico di apprensione era rivolto alle due valigette che jack teneva per i manici---certo Signore--- rispose lui—abbiamo controllato più volte, è tutto in ordine.

—bene-- rispose il Presidente entrando nella carlinga scintillante e stringendo la mano al Comandate Colonnello Lionel kreig .

L'aereo era in volo. Il suo ronzio regolare e i volti sorridenti del personale di bordo che gestivano quella fortezza volante come un Grand Hotel, testimoniavano che tutto andava per il meglio,e Barack ora sorrideva ripensando a ciò che sua moglie poco prima gli aveva detto salutandolo:

– ecco qua caro,il tuo corteo è pronto!

-- si lo vedo—aveva risposto lui guardandosi intorno --è meglio che vada,non vorrei si creassero ingorghi per colpa mia---disse stando al gioco

oh succederà di certo! -- disse Michelle sorridente incrociando le braccia nude che spuntavano prepotenti dal vestito color verde mela , -- hai al tuo seguito decine di auto con personale della sicurezza, medici , ambulanze, carri armati, slitte trainate da cani ---e alzandosi sulla punta dei piedi finse di guardare lontano dicendo:

– e là in fondo mi pare di scorgere anche un sommergibile!- ma non riuscì trattenere una risata - Come puoi pensare che vada tutto liscio?—

--perche sono fortunato, e tu ne sei la prova--- rispose lui salutandola con un bacio.

Il Presidente si mise comodo dietro la scrivania. Gettato uno sguardo fuori dall'oblò, chiese all' impeccabile e deliziosa hostess un hamburger, succo di frutta e caffè, preparati nella la cucina di bordo che poteva sfornare un pranzo completo per oltre cento persone,tenendo conto dei gusti e delle preferenze di ogni ospite, Presidente in testa, naturalmente.

Barack Obama estrasse da una delle due valigette un paio di cartelle di documenti che voleva controllare, ed anche una cartella di plastica verde contenente il rapporto di quanto era successo un mese prima. Anche se sapeva come si era conclusa, la vicenda lo interessava particolarmente, ma impegnato com'era non aveva avuto il tempo per informarsi su come tutto fosse veramente iniziato, per questo aveva chiesto di farne un rapporto scritto, e inforcati gli occhiali iniziò a leggere il RAPPORTO SODOMA.


 

Corno d'Africa SOMALIA


 

Nel vento caldo che spira apparentemente senza meta, c'è la polvere rossa del terreno sterile e arido che sembra estendersi fino alla fine del mondo. Dove la madre terra è avara e custodisce gelosamente ogni risorsa, non ci sono regali per i suoi figli che dalla nascita lottano per la sopravvivenza . Sono schiavi di potenti senza volto, vite sacrificabili fino allo scempio, come si fa per la natura , solo esseri insignificanti; vivi o morti .

Il monotono paesaggio del Corno d'Africa, gemello di se stesso fino all'arrivo sulla costa, solo vicino al mare o lungo i corsi d'acqua lascia esplodere la vegetazione rigogliosa come magma verde , qui, in punto che pochi conoscono, c'è un luogo protetto dalla natura e nascosto all'occhio dei satelliti dove chi non si arrende si rifugia per trasformare il proprio carico di impotenza in rabbia e rendere invisibili le proprie opere: che siano benigne o malvagie.


 

Nuovo Capitolo

( IL DESTINO RENDE RIDICOLI I PROGETTI DEGLI UOMINI )


 


 

La jeep sobbalzando sulla strada sterrata si avvicinava alla meta del viaggio. Il coperchio della cassa si mosse,e Gothii, guardandoci dentro con gli occhi ancora colmi di meraviglia disse all'uomo con il basco che stava guidando :

  • Mbawi, la donna si sta svegliando. -

Arrivarono alla base quando l'ombra del tramonto chiudendo quell'afoso pomeriggio di gennaio, scuriva in fretta la cupola di acacie e di edera selvatica che ormai unita da tempo in un abbraccio mortale, rendeva appena visibile ad occhio nudo la baracca di lamiera verde che vi era incastonata. Grande quanto un container era posta al lato sud del campo di addestramento di Mbawi, ed ingoiò Liz, che come una macabra sposa ne varcò la soglia buia in braccio ad un uomo che non era il suo .

L'interno non era una camera nuziale, ma una prigione, ed al posto di un letto bianco e morbido, offriva un giaciglio di lana puzzolente e grigia che spuntava dal sacco di juta per i cereali buttato sopra alla meglio, era stato tagliato e aperto e si poteva ancora leggere la scritta —Aiuti Umanitari O.N.U.— Sul lato opposto, sotto una piccola finestra con i vetri rotti da cui entravano i lunghi tentacoli verdi della macchia circostante che probabilmente intendeva riprendersi il suo spazio, c'era una serie di latte vuote e capovolte , mentre un numero cospicuo di jeki gialli e mollici, mosche , ragni e zanzare, decorava le pareti scrostate. Sul pavimento di terra battuta disseminato di escrementi di varie forme avevano poggiato un barattolo di vetro colmo d'acqua tutt'altro che limpida.

Liz, intorpidita e fredda come un cadavere, ancor prima di aprire gli occhi,aprì la bocca e vomitò. Il possente Stigo, che la teneva in braccio, la scaricò a terra in malo modo, mentre bestemmiando e sbraitando contro tutti scuoteva la mano sporca di vomito verso i suoi compagni che ridacchiavano di lui. La bionda americana riprese conoscenza, ma aveva i capogiri e una terribile nausea. Respirando affannosamente come dopo una lunga corsa con enorme fatica aprì gli occhi guardandosi intorno. Quello che vide la terrorizzò , e la stessa e ultima sensazione provata a Mombasa davanti alla jeep , come una marea che monta all'improvviso la avvolse trascinandola con sè.

Coloro che l'avevano portata lì erano solo figure scure nella penombra della sera e dopo averla scaraventata sulla branda rimasero a guardarla stando inginocchiati a terra. Non si lavavano da tempo e il pungente odore dei loro corpi si mischiava al puzzo che stagnava nell'aria. Odore di morte come al cimitero , dove i fiori a bagno da tempo nell'acqua marcia, imputridiscono dimenticati sulle tombe di persone poco amate. Bisbigliando parole incomprensibili le porsero un barattolo di latta con dell'acqua, che lei per togliersi il sapore acido dalla gola tracannò d'un fiato ad occhi chiusi. Gli uomini erano cinque, quattro di loro si somigliavano come fossero fratelli, ma il quinto era quello che le faceva più paura. Aveva un basco verde poggiato su una criniera di capelli ricci e le sue mani e le sue intenzioni gli pesavano sugli occhi gonfi come zavorre e guardandola aggrottava le sopraciglia da diavolo. Ora muoveva le labbra ma Liz non sentiva la voce, era invece sicura fosse lo stesso che le aveva parlato all'aeroporto e anche se stordita cercava di ricordarne il nome, quando la domanda la raggiunse --- Signora?, mi sente signora?, come si chiama, ci dica il suo nome e la nazionalità — Mbawi per istinto le avrebbe detto :< dimmi come ti chiami brutta puttana!> , ma dovendo spacciarsi per Kalama come prevedeva il piano, pensò fosse meglio usare un tono gentile,anche se non aveva molto senso, perché tra poco la donna sarebbe morta, e non avrebbe avuto alcuna importanza chi avesse creduto fosse il suo assassino, ma l'idea di interpretare Kalama lo divertiva.

Senza rendersene conto Liz rispose come un automa – Mi chiamo Elizabeth Browning Donner .. e.. sono cittadina americana balbettò.


 


 

Nuovo Capitolo

La fortuna di aver ereditato la bellezza nordica dei suoi antenati germanici si era trasformata nella sua condanna.


 


 


 

Liz giaceva incosciente e i suoi rapitori alla luce di una lampada a gas si godevano i lineamenti occidentali che non avevano mai avuto occasione di osservare così da vicino. Estasiati dalle calde sfumature di colore che la frangia di capelli biondi emanava come possedesse una luce propria, fissavano la pelle del viso resa lucente dalle goccioline di sudore,e anche se scapigliata e con il trucco sfatto che le imbrattava la faccia, sprigionava purezza. Persino Aribo ,chiamato "l'animale" dai suoi compagni, continuando a rigirarsi fra le dita le ciocche di capelli lisce e setose, riuscì per un attimo a vergognarsi delle sue unghie sporche e delle mani puzzolenti, e Stigo, dalla testa piccola appoggiata su un corpo possente, le sfiorava gli zigomi e la bocca grande e sensuale, in un primo momento con rispetto, poi la sua eccitazione crescente spinse le sue mani altrove. Non sapevano niente di lei eppure la trattavano come fosse roba loro: come facevano sempre . Liz era bella anche adesso e dietro le palpebre ora chiuse che celavano gli splendidi occhi azzurri un breve lampo di lucidità le disse chi era e cosa le fosse successo, ma la droga che le avevano iniettato nel braccio ora dolente e livido, ancora non aveva finito il suo effetto e trascinandola in un mondo che non conosceva, le mostrava spezzoni della sua vita passata e presente in una confusione naturale e chimica dove solo l'angoscia che l'attanagliava corpo e mente era reale.

Erano passati pochi minuti dall'arrivo al campo e l' ultima preghiera della giornata non poteva più aspettare. Mbawi dopo un' occhiata alla donna ancora incosciente uscendo dalla baracca si rivolse a cawi - tu resta qui davanti e tienila d'occhio –


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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