In anteprima il primo capitolo del romanzo di lori palmer
BARACK OBAMA E IL DOSSIER SODOMA
Washington D.C. White House
Il Presidente sapeva che era rischioso. E nascondere nella cartella del suo segretario, il dossier top secret ricevuto da una delle poche persone fidate che lo circondavano, voleva dire giocare con il destino. Ma Barack Obama sperava che lui e le persone coinvolte nei fatti sarebbero state più al sicuro se durante la sua breve assenza, il documento non fosse rimasto incustodito alla Casa Bianca. Per questo la cartella di plastica verde dalle sue mani scivolò nella valigetta nascosta sotto la pila di documenti da presentare ai delegati del paese africano che doveva incontrare.
-Che diavolo sta facendo il Presidente?—
Le telecamere a circuito chiuso dello studio ovale, tramite un deviatore di frequenze installato con la complicità del servizio di sicurezza, duplicarono la sua immagine inviandola ad uno dei numerosi monitor presenti nella stanza schermata dalla luce e soprattutto da occhi indiscreti. Un uomo dall'età indefinibile, magrissimo e con gli occhi a mandorla consumati da migliaia di ore passate davanti al video, muoveva la testa avanti e indietro e nel dondolarsi come un piccione cercava di mettere a fuoco il gesto poco chiaro di Obama, ossessivamente sorvegliato dopo il viaggio in Kenia.
– Così avevo visto giusto ! Figlio di puttana! E tu Larry, non volevi farti beccare consegnandogli la cartella, ma io vi ho visto !— parlava a denti stretti sputacchiando sullo schermo diciassette pollici a due palmi dal naso, come se l'uomo dai capelli rossi in compagnia del Presidente potesse sentirlo -- Ma ti ricordo che non è nelle tue mansioni consegnare documenti . Anzi, direi che probabilmente tu ed il Signor Presidente state violando le regole.—sibilò girando le spalle al monitor che non aveva più niente da svelare, mentre il suo minuto dito indice ingiallito dalla nicotina, senza indugiare componeva il numero di telefono del Senatore Rufferson.
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Il cielo invernale stranamente sereno e l'aria frizzante di Washington, non influivano minimamente sull'umore di Barack Obama, che appoggiati i palmi alla scrivania si sporse in avanti come per raccogliere le forze, mentre rimuginava sulla situazione nord-africana , --la tregua laggiù è più sottile di una lastra di ghiaccio,ma l'accordo per la bozza del trattato sembra tenere, sempre che le parti non siano state di nuovo corrotte dalle lobby petrolifere, maledizione! Se così fosse potrebbero non firmare. L'ansia lo assalì immaginandosi il peggio. Si attaccheranno a qualche cavillo legale del testo e.. …..—Il Presidente, che sapeva nascondere bene i suoi tormenti, finì di riporre i documenti rimanendo in silenzio incurante dell'uomo alto e robusto che gli stava di fronte. La sua presenza sembrava scontata, come un alter ego nella nuova, complicata vita alla Casa Bianca, a cui gli era stato impossibile arrivare completamente preparato. Spesso soffriva di comprensibili momenti di difficoltà , dovuti anche alla paura di non poter far fronte alle esagerate aspettative concentrate sulla sua persona .Come ad un messia gli si chiedeva di domare le forze sociali, le istituzioni,gli interessi. Il Presidente Obama pensava fosse un modo immaturo di personalizzare il potere,e soprattutto che ciò fosse un'arma a doppio taglio, che dopo l'esaltazione se non porta a immediati e tangibili miglioramenti, è destinata ad esaurirsi in breve tempo. In questi momenti , gli tornava utile attingere all'autostima che sua madre era riuscita ad infondergli: - Barry, non vergognarti mai di quello che sei- ripeteva lei all'adolescente afro-americano Barack ,che si era scelto perfino un diminutivo nel tentativo di fare chiarezza sulla sua confusa identità .
Le sottili rughe della fronte pian piano si distesero-- Andrà tutto bene ne sono sicuro. Devo chiudere con un successo questo accordo. E' troppo importante per la popolazione locale decimata e sfinita--- rifletteva vedendo davanti ai suoi occhi scheletrici corpi coperti di polvere ai bordi delle strade, e come catapultato in quell'inferno avvertì nelle narici il fetore dolciastro dei corpi di donne e bambini falciati da colpi di kalashnikov che marcivano come immondizia. Dopo il Kenia, niente era più come prima.
Cercò di riscuotersi, di tornare razionale - Di focolai così, alimentati e pianificati per poter operare indisturbati nell'estrazione di petrolio o di gas naturale in accordo con i regimi dittatoriali , ne è pieno il mondo, e la sofferenza ed il puzzo di morte sono sempre gli stessi. In ogni guerra. Ad ogni latitudine – pensava Obama mentre traendo un profondo respiro chiudeva la valigetta che avrebbe consegnato al suo segretario –- Parte della mia credibilità dipende dal successo di questo trattato di pace, ma non sono in molti ad esserne a conoscenza, almeno per il momento. Dopo la firma, il governo in esilio varerà nuove leggi che permetteranno alla popolazione locale di godere dei benefici derivanti l'estrazione petrolifera, sottraendo il monopolio alle multinazionali straniere .Non c'e che dire un bel colpo di inizio mandato e.. -- un accenno di sorriso apparve sulle sue labbra ed un senso di lieve euforia lo invase -- -- .. . Un inequivocabile segnale di cambiamento per le lobby e i falchi che l'ex amministrazione Bush ha lasciato di guardia a Washington, per ricordarmi di quanto poco potere reale io possa veramente disporre- pensò, guardando il tappeto sotto i suoi piedi dove spiccava il simbolo presidenziale.
Le più grandi corporazioni mondiali e l'ottava economia del pianeta lo tenevano sotto stretto controllo e gli avevano già lanciato un primo avvertimento. Allarmati di avere alla guida del paese un intellettuale cosmopolita, dichiaratamente estraneo alla cultura individualista del paese, trovavano nel suo passato,e soprattutto in ciò che era accaduto in Kenia ed in Somalia, la dimostrazione che era un uomo pericoloso, e Barack avrebbe dovuto tenerne conto .
Si aggiustò inutilmente l'impeccabile giacca blu, e sfoderando per il pubblico il suo miglior sorriso, si rivolse all'uomo con i corti capelli rossi e dai lineamenti benevoli nonostante avesse la faccia butterata come la superficie di mercurio, terribile eredità dell'acne maligna, di cui aveva sofferto in gioventù.---Andiamo Larry, sono pronto ---
.-- Si signore--L' uomo robusto cedette il passo al Presidente e come un'ombra gli fu di nuovo accanto confondendosi tra la folla di giornalisti e collaboratori che lo attendevano in corridoio . –Buongiorno Signor Presidente, -- l'insieme di voci aveva un tono quasi militaresco.
- buongiorno Timoty , ciao Lawrence, - rispose Obama mentre continuando a camminare stringeva la mano al segretario del Tesoro, ed al capo delle strategie economiche. Le nomine erano state duramente criticate perché i due erano ritenuti troppo vicini al mondo della finanza, ma dietro le quinte si era tenuto un estenuante braccio di ferro con alcuni " grossi calibri" che avevano finanziato l'ascesa del Presidente alla Casa Bianca. Il gruppetto di uomini che lo seguiva, faticava a tenere il suo passo da ex-atleta lungo i corridoi affollati.
-Signore ,credo che non avremo scelta per quanto riguarda le banche. Non so quanto dei circa 750 miliardi di dollari, potrà essere utilizzata dai proprietari di immobili che devono evitare il pignoramento, Lawrence ed io stiamo mettendo a punto un programma più dettagliato che discuteremo quanto prima
-- Dobbiamo farlo! Sapete quanto la situazione sia seria- disse Obama fermandosi e guardandoli dritti in faccia— considerate che l'economia si sta deteriorando a vista d'occhio per non parlare della fiducia nel sistema finanziario —i due annuirono senza interrompere sapendo del fosco quadro economico ----Io non faccio che parlarne alla gente, spiegare, convincere, e alla fine, credo che saremo costretti a parare il culo un po' a tutti,compresi i responsabili di questo casino--. Il Presidente si sforzò di mantenere la calma—
-- Forse la maniera migliore per affrontare il problema degli assets nocivi, perché non crolli il sistema, sarà di immettere maggior denaro nelle banche. – Lawrence Summers, si sentì pervadere dall'angoscia – e che Dio ci aiuti se non lo facciamo.--
-- Si Signore, credo che non avremo altra scelta. Dai primi conteggi risulta che non ci basterà l'emissione di 100 miliardi di dollari in nuovi titoli del Tesoro!- Disse il segretario-
--Una parte di quella montagna di dollari deve assolutamente andare a sostegno ai cittadini o l'opinione pubblica non capirà che diavolo stiamo facendo- .Guardò l'orologio, la faccenda era troppo complessa, e quello non era ne il luogo, ne il momento giusto per mettersi a mercanteggiare-- Ma ora devo andare, ci vedremo come da programma - tagliò corto il Presidente ribollendo di rabbia al pensiero del sistema bancario, che non era sicuro di poter riformare come avrebbe voluto. In ritardo sulla tabella di marcia della giornata, e amareggiato per il poco spazio di manovra con cui doveva fare i conti, pensava a quanto fossero vere le parole di John Adams pronunciate nel lontano diciottesimo secolo, ma ancora così attuali:
" ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione. Uno è con le spade, l'altro è con il debito.
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Il senatore Lionel Rufferson, premeva il telefono sull'unico orecchio buono, mentre sedeva compostamente su una poltroncina in uno dei corridoi arredato in stile barocco talmente ampio da sembrare una sala. A distanza di sicurezza dalla confusione che accompagnava ogni uscita del Presidente dalla Casa Bianca, ascoltava il gracchiare dell'agente di origine cinese ,che in un cartone animato avrebbe potuto dare la voce ad un posacenere pieno di cicche, mentre eccitatissimo gli stava riferendo quanto aveva visto sul monitor. A Smokie non sfugge niente, pensò soddisfatto il senatore, e riponendo il telefono in tasca, quasi si dimenticò del perché fosse lì. Adesso era prioritario riportare l'interessante notizia ad uno dei "suoi" che faceva parte dello staff di Barack Obama, quindi decise di aspettare che il Presidente e i suoi collaboratori, tra i quali anche Nichols, fossero passati proprio davanti a lui per dirigersi al prato sud dove stava per atterrare l'elicottero Marine One .
-Bei tempi quelli della Presidenza di Bush "padre", pensava il senatore sospirando mentre si accomodava la calottina di capelli impomatati come un mafioso d'altri tempi e lisciandosi i baffetti con cui cercava di nascondere i denti troppo lunghi da topo.-- Il nemico di allora non aveva le tue stesse chiavi di casa,ma faceva parte come altri pezzi grossi, della stessa catena che legava la politica mondiale al volere economico. ---Quando il Presidente non era uno sporco negro socialista, pensava con orrore Rufferson,--- non c'era bisogno di serrare le fila repubblicane, o ricattare i Senatori per non far passare leggi contro le multinazionali o contro il mio amico Lee Raymond, capo esecutivo della Esso,-- il quale un giorno gli aveva consigliato—non metterti troppo in mostra Lionel e potrai tenere le mani in pasta un po' ovunque - -che Dio lo benedica .Ora alcuni giornalisti " puri", li chiamano corporatocratici, e ne dicono peste e corna come nell'articolo del Washington post – che riaffiorò nella sua mente:
< La corporatocrazia non è una società segreta, i suoi membri non si riuniscono per complottare, sono individui senza scrupoli che dirigono le multinazionali e si comportano come imperatori. Controllano i media , direttamente, o indirettamente con le pubblicità, controllando anche la maggior parte dei politici, perché finanziano le loro campagne elettorali. Non sono eletti e la loro carica non ha termine, quindi non devono dare conto a nessuno del loro operato ma quando uno di loro è anche Vice- Presidente degli stati uniti tanto meglio. Il sistema è semplice ed economico: La banca mondiale fornisce i soldi ai paesi poveri, li fa indebitare in modo che non possano ripagare il debito, tipico modo di agire anche del fondo monetario internazionale,ma il denaro in verità non arriva mai a quel paese, va a invece a società per la costruzione di impianti energetici, industriali, porti. A beneficiarne solo una ristretta cerchia di persone ricche di quel paese, oltre alle nostre multinazionali. Se qualche capo di stato è recalcitrante,si accusa di terrorismo. Pronunciata questa parola magica,nel loro paese si mandano aerei, soldati ,infiltrati. Alcuni cedono, quelli che non vogliono sentire vengono assassinati. Chi sono i responsabili? Le cose sono così confuse che non puoi dire se le persone stanno agendo per una società privata o per il governo, questa è la corporatocrazia. La nostra unica speranza: Barack Obama> --- Corporatocrazia!che cazzo di parola da bolscevichi è questa,-disse quando leggendola per la prima volta strappò in mille pezzi il giornale -- non capiscono che in gioco ci sono i veri valori e lo stile di vita americano,ipocriti di merda. Siamo stati ingannati, queste elezioni sono state una truffa!Mi rifiuto di credere che i miei concittadini abbiano votato un ex militante di sinistra, uno che ha frequentato una scuola mussulmana, e che ci porterà al disastro! — avrebbe voluto gridare –Chi cazzo terrà a bada tutti i musi neri che vorrebbero impadronirsi della nostra nazione?— con uno sforzo enorme cercò di ricomporsi, almeno esteriormente.
-- Il mondo è solo un impero globale, la democrazia non esiste poveri idioti!.-- pensava mentre si avvicinava al folto gruppo composto di soli uomini - Signor Presidente, auguri per il buon esito del trattato- disse con gelida cortesia il senatore che avrebbe tanto voluto far ingoiare a Obama quel sorriso da simpatico furbetto , che gli rispose soltanto con un cenno del capo.
Lionel Rufferson, pieno di collera, lanciò un' occhiata al Segretario Nichols , rimasto un po' indietro rispetto agli altri . Preoccupato e innervosito dalla sua presenza si guardava intorno . La voce era poco più di un sussurro - Che cosa vuole?-
Il senatore trattenendolo per un braccio lo guardò dritto in faccia mentre gli ordinava in tono gelido –Il Presidente ha con se un dossier in una cartella verde. Scopri di cosa tratta. Se riguarda i fatti della Somalia fallo sparire. A tutti i costi.
Capitolo Secondo
L'aereo enorme e scintillante appollaiato sulla pista risplendeva sotto il sole invernale, a prima vista poteva sembrare un normale velivolo di linea; ma non lo era.
Il Boeing 747 altamente personalizzato nei suoi quattrocento metri quadrati di superficie disposti su tre livelli, era appena uscito dall'hangar che si stagliava dietro la sua coda. Le porte del capannone non si erano ancora richiuse, mostrando soltanto a chi era autorizzato l'esagerata ampiezza dei suoi interni. Avvolti da un'atmosfera di sacralità incutevano timore e rispetto per qualcosa di mistico o di trascendente nell'aria che vi si respirava. Complice forse la luce, che entrando dai larghi finestroni posti in alto, faceva sentire piccoli gli uomini al lavoro che istintivamente parlavano sottovoce come peccatori all'interno di una cattedrale gotica.
Il sottufficiale Rick McPray,capelli corti e mascella squadrata,era uno dei migliaia di militari assegnati alla base. Da pochi giorni era entrato a far parte dell'ottantanovesimo squadrone e prima di entrare in servizio quella mattina,aveva lasciato come al solito la sacca con un cambio di abiti,le chiavi dell'auto, ed altre indispensabili cianfrusaglie nel suo armadietto personale della base. Al consueto controllo a cui dovevano sottoporsi tutti i militari che si accingevano ad entrare, il detonatore in fondo alla sua sacca non era apparso diverso dall'innocuo hi-pod che il ragazzo sorridente aveva sempre con se,ed in effetti ne aveva tutto l'aspetto. Rick, con un sospiro di sollievo l'aveva posato con cautela sul ripiano di metallo dell'armadietto, in attesa che coloro che glielo avevano consegnato si facessero vivi .
Ancora incredulo di essere lì, si guardava intorno dall'alto della impalcatura mobile che circondava l'aereo sentendosi al di sopra delle miserie umane,e grazie al segreto che custodiva,superiore rispetto ai colleghi che avrebbero riavuto indietro la loro dignità grazie a lui. – ora che il detonatore è all'interno della base devono farmi sapere la data del "gran giorno" Questo pensava mentre il sorriso stampato sulle sue labbra da eterno adolescente faceva da cornice ad una cantilena - ci sono riuscito, ci sono riuscito…-, diceva seguendo il ritmo della sua mano giovane e forte, che impugnando un panno felpato lucidava a specchio, in sincrono con altre decine di militari,le morbide curve della preziosa fusoliera di cui non scorgeva la fine. Il livello di adrenalina che circolava nelle sue vene era tale, che un lieve tremore percorreva il suo corpo toccando lo stemma che gli incombeva sopra la testa. Adesso il suo compito sembrava di poco conto, ma Rick aspirava a ben altri incarichi,- hai l'aria del capo, abbiamo bisogno di uomini come te in Marina- gli aveva detto il suo amico d'infanzia John Dish, anche lui della Florida che da un anno era in forza nella Marine Elicopters Squadron come capo del cerimoniale del Marine One.
Per questo Rick si impegnava. Invidiava a morte la professionalità e la sicurezza dei tecnici militari che si muovevano intorno ai banchi da lavoro sotto di lui, simili a chirurghi al tavolo di una asettica sala operatoria. Rick McPray , militare fin dentro le ossa, ossessionato e divorato dalla paura che la sua domanda non venisse accettata, si era rivolto a Derek Drew capo del movimento razzista "Potere Bianco" , pur di ottenere l'ammissione al corpo militare che gestiva la squadra aerea di cui facevano parte anche i due boeing perfettamente uguali che stava guardando in quel momento.
Derek Drew,alcuni mesi prima gli aveva dato appuntamento in un bar di West Palm Beach. Il posto era tristemente mascherato da saloon, notò Rick mentre si sedeva di fronte a quello che somigliava ad un mandriano da film western.
--so che sei dei " nostri", che hai prestato servizio in Iraq e vorresti entrare nell'Airlift. Conosco bene tuo zio Don ,e mi ha parlato di te e dei tuoi progetti per il tuo futuro. - disse velocemente l'uomo con il cappello da cowboy – credo di poterti aiutare.Cci vantiamo di avere simpatizzanti di alto livello ma devo essere chiaro: non faccio mai niente per niente. Ed è probabile che in seguito ti venga chiesto qualcosa in cambio-.
- Rick , in preda all'euforia lo sentiva a sento - Io sono nato per questo compito Signore- e come ipnotizzato si lanciò a descrivere il suo senso di appartenenza alla più grande e complessa squadriglia del corpo dei Marine di cui sapeva tutto. Ma l'uomo che lo stava ascoltando se ne fregava di questa sua passione, e spazientito guardava con insistenza l'orologio. Per tutta risposta Rick cercò di risintonizzarsi sulla lunghezza d'onda di Dereck e come se una nuvola minacciosa fosse passata sulla sua testa, confidò:
-Per questo Signore, non sopporto di avere un nero come Presidente. La nazione più potente del mondo, non può avere un afroamericano come Comandante in capo. Io credo nelle tradizioni e nei veri valori dei bianchi,nell'interesse degli Stati Uniti d'America.- I suoi occhietti celesti erano come sempre fissi e inespressivi simili a quelli di uno squalo,anche adesso che cercava di compiacere Derek. Sapeva che il colloquio era una specie di esame e parlando si mise una mano sul cuore come fosse il giorno del giuramento.
-E' una cosa oltraggiosa,e sono contento che anche tu la pensi così. Vedi—disse il texano lisciando le falde del cappello Stetson da cui non si separava mai—Stiamo facendo grandi progressi, abbiamo più di duecentomila iscritti e simpatizzanti un po' ovunque nel paese, e chi ci snobbava ora dovrà starci a sentire perchè la nostra mobilitazione sta crescendo.
-E per far conoscere il vostro movimento che mezzi usate? Chiese Rick che non aveva mai visto la sua faccia in tv.
Figliolo,Sono loro, i "bianchi" a cercarci, ormai la gente è pronta a combattere per i propri interessi. C'è una tale rabbia in giro! Ne senti parlare sui treni, nei bar, nei negozi. Dobbiamo tornare alle origini,e spedire indietro tutti gli immigrati che stanno destabilizzando la nostra nazione! Noi non rilasciamo interviste o dichiarazioni che possono essere manipolate,nooo ! disse scuotendo la testa,mentre sorridendo salutava con la mano tutti quelli che entravano nel locale. -Ci serviamo di internet. La rete ci permette di arrivare ovunque e di coordinarci. Pensa che sul nostro sito abbiamo più di 50mila visitatori ogni giorno. -- Rick ascoltava affascinato. L'uomo nascosto sotto il cappello declamava slogan da predicatore più che da leader.-- Se non ci organizziamo per tempo, noi bianchi finiremo per essere una minoranza in casa nostra! E'd è la presenza di Obama a motivarci!—Rick, si guardò intorno. Quell'uomo non scherzava, i clienti del saloon erano tutti bianchi, e sulla parete dietro il bancone c'era affissa una nuova dichiarazione d'indipendenza,stampata su una bandiera sudista. - Ci servirà anche il tuo contributo figliolo. Come ti chiami?
- Rick Signore. mi chiamo Carl Richard McPray. Disse il ragazzo biondo e lentigginoso
-ti sistemeremo nel posto giusto Rick, e solo allora ti diremo quando e come dovrai intervenire. E' tempo di agire, neanche il partito repubblicano ci rappresenta più, per questo ci corteggia come una puttana!— Derek rise della propria battuta fino alle lacrime.
- Io sono un vero cittadino americano, se riuscirete a farmi entrare nell'ottantanovesimo, potrete contare su di me. Per sempre!- Voleva a tutti i costi far parte del prestigioso corpo composto da mille uomini e donne, le cui mentalità addestrate per essere pronte a tutto trasformavano ogni decollo in una missione top secret. Questo era il suo sogno.
Accantonando per il momento tutti i pensieri Rick guardò controluce il risultato del suo energico lavoro: la fusoliera celeste era uno splendore.
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